Questo momento di chiusura offre una delle opportunità più grandi: quella di imparare ad aprire.
Aprire ad una visione nuova per noi, abituati ad una mobilità frenetica, annoiata, automatizzata, inflazionata e, riconosco, spesso anche inutile.
Sono in buona parte danneggiata da ciò che sta accadendo; ho dovuto rimandare degli appuntamenti lavorativi e, non avendo previsioni ufficiali di ripresa, non so nemmeno quando potrò tornare nuovamente operativa al 100%. E quando avverrà, sarà necessariamente graduale.
Ci vorrà del tempo, lo so, ormai mi sono messa il cuore in pace.
Un tempo in compagnia del riposo, prima di tutto, seguendo il ritmo di quel tanto sognato movimento orientato alla lentezza e alla decrescita che aveva catturato la mia attenzione tra i 25 e i 30 anni, ma che non ero mai riuscita ad apprezzare fino in fondo.
Un tempo vissuto nello spazio, abitando i miei ambienti con una diversa consapevolezza, studiando soluzioni nuove e creative che mi piacerebbe concretizzare alla fine di questa esperienza.
Un tempo di comprensione, ad ampio spettro di eventi, situazioni, relazioni. Perchè quella data cosa è finita in quel modo? Come mai la persona x ha poi scelto quell'alternativa y, scartando la z (cioè me)? Qual è il senso di quell'incontro? Quel giorno potevo andare da un'altra parte e invece sono finita proprio lì.
Un tempo per recuperare tempo; quel tempo che mi sembra mancare sempre, ma che giace sotto, come la cenere nella stufa, solo che... non voglio vederlo.
Un tempo per sostare, per riposizionarmi e attribuire le giuste priorità, per portare con me la bellezza che nasce dall'incontro con i ricordi, anche i più impegnativi, partendo da quelli delle assenze.
Un tempo di ricerca, esplorazione, movimento simbolico verso qualcosa che mi sta a cuore; mi esercito adesso a raggiungerlo perchè così, quando sarà il momento di farlo nella realtà, sarà tutto più fluido.
Un tempo di cose semplici; la semplicità è sinonimo di chiarezza. Se agisco nella chiarezza non sbaglio.
Un tempo per tornare, finalmente, nella mia casa interiore. e lì rimanere, anche finito il momento critico. Se resto in me, aderendo alla mia impronta, alla mia forma, tutto quello che avverrà dal dopo in avanti, partendo da adesso, non sarà certamente più come il prima che tutto accadesse, perchè origina da un atto di autenticità.
E così, posso dirlo, chiudere per aprire funziona. Funziona davvero.
Allora, l'invito è, chiudiamo più spesso... però, dalla prossima volta, scegliamo noi quando farlo.
Buoni giorni di apertura,
Cristina