Nasco in pieno inverno, nel primo dei tre giorni della merla, il 29 gennaio.
Nel tempo impiegato ad innamorarmi di lui, la mia vita ha attraversato appassionate radure, dove ho incontrato incanti feroci, spezzato fili ricongiungendo memorie, ritrovato scheletri di storie lasciate a metà.
L'inverno ha una forza paradossale; intimorisce le menti istintive e prepara i colori alle sfumature primaverili. Amplifica i sensi, risuonanti con le forme nude della Natura.
In inverno, ogni pensiero incontra il garbo del vissuto profondo e l’intimità di un regime della notte, dove anche l'ultimo tra gli scettici trova riposo.
In questa stagione, assoluta e sintetica, le ferite ancora aperte chiedono di essere rimarginate da nuove parole, da gesti coerenti che le sottraggano ad un destino fallace.
Nello spazio dell'inverno, ci facciamo rifugio: di bellezza, di integrità, di sapienza, in movimento verso una direzione di senso, con nuove soglie da attraversare e altri urti da assorbire.
L’inverno canta le storie degli Antenati, ne custodisce le simboliche ossa, e le trasforma nella polvere che si fisserà nelle nostre.
In una partecipazione senza tempo, il ripresentarsi di un linguaggio universale, con il quale sarà più semplice comprendere realmente, indossandole, le parole di Bobin: "L'inverno fa il lavoro dei grandi maestri: semplifica."
Buoni giorni
Cristina
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