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  • Immagine del redattoreCristina Ferina

Il tempo della sospensione


Non ho le idee chiare.

Cosa posso fare quando la mia mente è piena di pensieri ingombranti?

In che modo riesco ad ottenere il meglio da me, se il mio livello di energia è basso?

Mi sento come se avessi perduto il senso dell'orientamento.

Vorrei trasformare un progetto in azione, ma sono nella stasi.

Sono in balia degli eventi.

Non riesco a gestire la mia ansia.

Percepisco sopraffazione ovunque.

Ho paura.


Le situazioni di cui sopra abitano tutte il tempo della sospensione, sono dinamiche che oscillano tra due poli, senza toccarne nemmeno uno. Spesso ci si ritrova, come impantanati, in una o nell'altra, da un giorno all'altro; non si capisce il perchè, si scivola, facendosi male, confondendosi.


Qui, il corpo soffre, e lo dimostra chiaramente.

Non digerisco, non dormo, ho dolori diffusi, soprattutto alle articolazioni, qualsiasi cosa mi fa sobbalzare, ho la tachicardia.

Sono tutte espressioni di un compimento mancato ad un altro livello, più profondo e più lontano. Se non siamo riusciti ad elaborare un evento, processandone con ordine e coerenza tutte le fasi, restiamo con un boccone a metà. A metà significa sospensione, manifestazione di uno stato disarmonico e poco funzionale, che non fa circolare, non crea movimento, e quindi non conclude.

Nella sospensione vivono i nostri dubbi, le nostre titubanze ed è il terreno in cui tutte le dinamiche distorte crescono in modo esponenziale; è il mondo dei sapori confusi ed incerti, lo spazio delle variabili umane, impreviste, dei frutti mai raccolti, la bolla in cui si perde il filo della propria storia, la connessione con le proprie radici e il senso di appartenenza. Non si aderisce più ad un terreno fertile e di autenticità; si diventa facilmente preda delle intenzioni di altri.


La sospensione è un attimo di sussulto, dove le esperienze girano a vuoto, la morsa stringe, il sentire è mescolato con la paura, e può trovare soluzione solo in un rimedio, semplice, ecologico: il movimento.

Per me, che ho impostato la mia visione, di vita e di lavoro, anche in una prospettiva simbolica, il movimento è prima di tutto una intenzione orientata al compimento di un atto sospeso. Trattandosi di una intenzione, non è nemmeno detto che ci si debba muovere per davvero; spesso anche solo un raccoglimento intimo, un abbraccio immaginato, un piccolo e semplice gesto pensato, sono sufficienti perchè si esca dal limbo.


Cosa c'è, oggi, che ti fa sostare nel tempo di sospensione? Com'è il tuo sentire?

Qualsiasi cosa sia, dalle un volto, e mettila alla giusta distanza da te.

Osservala, cogli i particolari, allontanati nuovamente, ritorna all'osservazione, cerca di apprezzare anche i possibili dettagli caratteriali. E poi torna al tuo sentire, nel corpo, e raccogli tutto quello che, rispetto al prima, ha assunto una forma differente.

Affidati a questo cambiamento perchè diventerà il primo passo per uscire dal tempo di sospensione ed entrare in quello di ripresa.


Buona settimana,


Cristina

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