Saggio. Aggettivo e sostantivo, significa essere esperti ad un alto livello, sapienti, profondi conoscitori, di una materia specifica, oppure, in senso ampio, della vita.
Saggio riporta al Sapere; è quasi immediata l'associazione con la mente, vista, in modo ingannevole, come unico mediatore della conoscenza, che ha l'ambizione di elevarsi al di sopra di tutte le cose. La mente... la si può allenare con lo studio, con la curiosità, con la dedizione ad una certa disciplina, con la costanza. Ma... c'è un ma, anzi, anche più di uno.
La mente (si) distrae, riportando al passato o al futuro; la mente "mente", perchè, diciamocelo, siamo tanto bravi a raccontarcela, soprattutto quando non vogliamo fare una certa cosa e troviamo tutte le scuse per procrastinare; la mente interferisce, la mente, se vuole, ferisce. E, quando si mette, lo fa davvero bene.
Il pensiero è una funzione nobile, essenziale, ma è chiuso in una struttura rigida, razionale, alimentata dalla necessità di trovare strategie, di pianificare, funzioni che, dalla corteccia prefrontale, definiscono l'uomo efficiente (e stressato) di questi tempi.
In questa trappola (mentale) cadiamo tutti! Io per prima.
Cosa ho fatto in questi anni di sperimentazione su di me, per cercare di smettere di farmi risucchiare nella rete tentacolare della mente? Ho iniziato ad ascoltarla molto di meno, lasciando più spazio alla voce del mio corpo. La mente mi ha spesso tratto in inganno; ho fatto scelte che, nel tempo, si sono rivelate disfunzionali per i miei obiettivi personali e professionali.
Mentre, razionalmente, sceglievo di andare in una direzione, il mio corpo inviava segnali chiari del cul de sac nel quale stavo per infilarmi. Mal di pancia (emozioni in subbuglio), vertigini improvvise (scelta, tipo vado di qua o di là?), dolori trafittivi alle articolazioni (movimento in "allerta"), mal di testa da scoppiare (avrò fatto la scelta giusta? No, te lo dico subito, risparmiandoti la suspense...), nausea (questa cosa non mi va nè giù nè su...).
Mi sono ritrovata a dover fare e disfare, un po' come Penelope con la sua tela, con un notevole drenaggio di energie ed un incremento di confusione.
Poi, ho compreso che alla base di tutto questo c'era il terrore di "fare la scelta giusta", che implica sempre grande impegno e responsabilità; in un certo senso, vuol dire diventare grandi. Ad una overdose di adultità, molto meglio preferire la scelta sbagliata arricchita da una bella gastrite o emicrania, per avere sempre modo di correre da qualcuno a farsi consolare.
Tutto questo, fino a quando ho smesso di voler capire e ho iniziato a sentire, con il mio corpo, proprio la sua saggezza.
Sono andata oltre ai sintomi di cui sopra (ma anche molti altri), che comparivano per catturare la mia attenzione, ascoltando e cogliendo il loro messaggio autentico.
Ad ogni bivio, adesso, mi rivolgo alla mia coscienza e intelligenza cellulare, profonda, che non ha barriere e pregiudizi, e vive sempre nel momento presente.
Nella pratica, ho agito così:
- ho negoziato la distanza giusta tra me e gli altri, grazie alla pratica della meditazione.
- ho incrementato la mia passione per la lettura, per me una risorsa fondamentale, perchè, come un catalizzatore, mi offre la possibilità di conoscere sempre qualcosa di nuovo e di diverso che già vive in me e che ha solo bisogno di fiorire.
- ho scelto, anzi, è arrivato in modo naturale, di rallentare i miei ritmi. Come? Mangiando di meno e dormendo di più.
- ho smesso di paragonarmi agli altri, che, da potenziali concorrenti, si sono trasformati in stimoli a migliorarmi, sempre.
- ho iniziato a sentire e vivere davvero le mie ragioni, entusiasmandomi molto di meno per quelle altrui. Uno dei miei punti fermi di adesso è: prima sperimento, poi, eventualmente, mi entusiasmo. E' un'altra faccia del radicamento.
- ho praticato il Focusing e ho capito che dietro ad ogni mia strana sensazione c'è una storia che vuole essere narrata, e una potenzialità pronta a sbocciare.
- ho comprato candele colorate e buoni incensi perchè, in sinergia, armonizzano l'ambiente, scaldano il cuore e donano chiarezza.
- ho ripreso il mio rito del tè pomeridiano, che avevo abbandonato tanto tempo fa.
Anche se la strada è ancora molto lunga, ormai il navigatore è impostato, verso una scelta ponderata.
Durante il viaggio ci saranno ancora tante tappe da visitare e nuove coordinate da rivedere, una variazione sul tema di quelle di base che ho elencato sopra.
E tu, riesci a "sentire" il tuo corpo e a seguire la sua strada, che è anche la tua? Hai difficoltà ad incontrarlo oppure siete ottimi amici e vi vedete ogni giorno, all'ora del tè?
Se vuoi, scrivimelo qui sotto.
A presto,
Cristina