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Immagine del redattoreCristina Ferina

Il senso perduto, ritrovato e trasformato grazie a Chagall


Ci sono movimenti, nelle nostre vite, che, per un motivo o per l'altro, ad un certo punto, si interrompono.

L'interruzione crea una grossa frattura, (e la frattura of course, crea l'interruzione), tra noi, quello che c'è stato prima, e quello che deve ancora arrivare.

Questo fine settimana ho tenuto un seminario di integrazione somatica. Sono state svolte diverse attività (creazione di un campo cosciente, propriocezione, interocezione, lavoro sul felt sense, narrazione...) tutti orientate a facilitare la percezione delle proprie "rotture", soprattutto quelle più impercettibili.


Come ultimo esercizio, ieri, ho proposto un'esperienza un po' diversa dal solito. Partendo da un quadro di Chagall, La Vie, ho lasciato che i discenti, dopo più osservazioni, incarnassero le immagini, sentendole nel corpo (il quadro è questo).


Conoscevo già la forza delle immagini, però qui è accaduto qualcosa in più. I contenuti splendidi dell'opera di Chagall richiamano una simbologia collettiva (in realtà è così nell'Arte, perchè gli artisti pescano tutti dall'inconscio collettivo); noi cogliamo, come recettori, solo quelle (le immagini) che risuonano con la nostra personalissima storia, perchè in quelle immagini, sentite ed incarnate, recuperiamo un senso che è stato perduto, o dimenticato, da qualche parte, per mano della frammentazione.


Ogni partecipante, grazie alla forza del simbolo, ha sperimentato con il corpo una parte della propria storia, recuperando la memoria di un evento passato che, dal suo nascondiglio, manifestava la sua presenza con sintomi indefiniti (fisici e psichici).


Il mio invito è stato far compiere alle persone degli atti riparatori, ovviamente simbolici, affinché potessero riprendere le fila di un antico discorso, concludendolo.


C'è chi si è mosso, chi avrebbe voluto anche se non è riuscito (ho fatto in modo, sostenendo il processo, che lo facesse, intenzionalmente), chi, invece, è rimasto al proprio posto inchinandosi e ringraziando, chi si è anche commosso.

Nel portare a termine un compito rimasto in sospeso (leggi qui post della scorsa settimana) tutte le persone hanno sentito un profondo cambiamento nel corpo, un passaggio di stato, una nuova consapevolezza, un'integrazione ed un superamento di uno o più frammentazioni.


Anche se l'intenzione iniziale era solo quella di creare una semplice relazione incarnata e sentita con l'opera di Chagall, il campo cosciente ha guidato l'esperienza, portandomi a scegliere la strada lungo la quale le persone hanno affrontato a "acchiappato" i loro fantasmi.


La conclusione, come avviene nell'analisi immaginale, è stata dare un nuovo titolo al quadro di Chagall rispetto all'esperienza vissuta, che diventa anche il titolo di una nuova storia; una narrazione molto più aderente alla propria autenticità, sempre più lontana da un falso sè e dai fardelli degli altri.


Ehi, questo lavoro lo faccio anche con le fiabe, la letteratura, la musica e il cinema.

Ogni espressione artistica, poetica e letteraria è parte della nostra storia.


Buona settimana,


Cristina


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