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Immagine del redattoreCristina Ferina

Raccogliere un Progetto Maturo dalla Pianta delle Idee


E' possibile maturare un progetto, di lavoro o di vita personale attraverso la consapevolezza corporea? E, dopo averlo maturato, metterlo in atto?

La mia risposta non può che essere sì.


Il corpo è composto per circa il 70% di acqua, un elemento capace di veicolare informazioni, che si plasma sulle esperienze, registra eventi, stimoli, e quindi anche contenuti, in particolare legati all'apprendimento, che vanno a radicarsi nella memoria cellulare profonda (questo ormai è stato ampiamente dimostrato, da tempo si parla di memoria dell'acqua) che viene trasmessa alle generazioni successive.


La nostra natura è quella di essere influenzati, nel senso di formati, anzi in-formati, dalle situazioni che viviamo in prima persona, ma anche da quelle vissute da chi ci sta accanto.

Le dinamiche di gruppo, familiare o meno, con base genetica e non solo (vedi epigenetica) scatenano in noi delle modalità reattive che definiscono le nostre preferenze (di studio, di lavoro, di vita in genere).


Qui nascono le nostre progettualità, le piccole fondamenta sulle quali poggiano quelle successive.

A questo punto, due sono gli aspetti importanti: 1) che le fondamenta siano ben solide (per intenderci, non il gigante con i piedi di argilla) 2) che i progetti vengano realizzati e non "lasciati marcire".

Il rischio è sempre quello di affamarli e abbandonarli, proprio dove hanno fatto la loro comparsa: nella testa. Perchè? Perchè non ci sembrano abbastanza interessanti, oppure crediamo di non avere le risorse per realizzarli.


La mia visione è molto lineare: se si sono presentati è perchè possiamo concretizzarli, forse, nell'immediato, non come vorremmo, ma intanto possiamo iniziare ad andare verso quella direzione perchè, come tutte le idee, soprattutto innovative e un po' fuori dagli schemi, per arrivare alla destinazione finale è necessaria qualche piccola limatura. Possiamo stabilire un parametro, certamente, come il buon senso. Se tra i nostri progetti c'è quello di essere sulla Luna dopodomani, forse dobbiamo riprendere le misure e rielaborare le condizioni... magari dopo un opportuno addestramento, di qualche annetto, sarebbe anche fattibile.


Però... se il nostro progetto è quello di aprire una libreria oppure uno studio di massaggi, o un ristorante, con qualche piccola strategia nata e sviluppata da un felt sense, possiamo riuscire in tempi ragionevoli a gettare le basi per realizzarlo e, con altrettanti tempi che amo definire fisiologici, vedere la nostra creatura farsi progressivamente struttura.


Come facciamo a far maturare il progetto, perchè venga raccolto al momento giusto, e non caschi, rinsecchito, dall'albero delle idee?

Intanto, si può iniziare nutrendo l'intuizione... con il super cibo della Creatività, (qui c'è il post dedicato).


Dopodichè, il mio invito è quello di porre il corpo come mediatore tra "noi" e il progetto, dando al progetto stesso un' identità, attribuendogli un nome proprio se necessario, renderlo vivo, trasformarlo in un essere con cui relazionarsi, dargli forma e sostanza.


E poi instaurare con il progetto un dialogo, ovviamente simbolico, dove gli chiediamo cosa vorrebbe lui da noi, dal nostro intento e dalle nostre forze.


Che tipo di sensazioni si muovono? Sono accoglienti, di chiusura, di ansia, di panico, di libertà? E a cosa ci rimandano? Possono emergere ricordi, oppure ulteriori sensazioni che non ci appartengono direttamente, ma che, come ho scritto sopra, giungono da un tempo lontano. Questo post può venirti incontro per capire meglio cosa intendo.


Le sensazioni sentite, riferite ad un fatto (reale, come qualcosa che è accaduto o, magari viste alcune premesse, potrebbe accadere, o simbolico, come un concetto) si esprimono tutte nel momento presente, dove passato e futuro si incontrano e si neutralizzano per favorire un processo di deframmentazione e integrazione, di quello che c'è stato prima o che potrebbe esserci dopo.


La deframmentazione concede al corpo di accogliere, ovvero di fare veramente suo il senso del progetto che cresce sull'albero delle idee e, alla parte cognitiva e razionale, di azionare l'input di raccoglierlo prima che caschi al suolo, rischiando così di far perdere una grande opportunità di trasformazione, crescita, confronto e stimolo.


Anche partendo da qualcosa di piccolo, come il voler preparare una torta per il pranzo del fine settimana, si dà la carica a progetti di portata più ampia.

Magari la volta successiva potrebbe essere preparare tutto il pranzo, e la volta successiva ancora decidere che, se abbiamo cucinato per 4 possiamo provare a farlo per 8, fino a che non decidiamo, perchè siamo "maturi" per farlo, di aprire un ristorante tutto nostro.


Buona settimana,


Cristina



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