Ricordare, ovvero riportare al Cuore, per gli antichi sede della memoria, è un movimento di nutrimento interiore, affonda le sue radici in un terreno non solo individuale, ma anche collettivo, che diventa il sostrato delle nostre storie. Per ricordare, non ci si deve sforzare troppo, a livello cognitivo; ogni gesto, ogni azione, ogni frase, ogni modo di dire, è un'espressione diretta di una memoria passata, trasmessa geneticamente ed epigeneticamente.
Cosa significa epigenetico? Epigenetico è tutto ciò che trascende la genetica, e che, nell'essere vivente, è l'ambiente in cui nasce, cresce, si muove, si relaziona... studi recenti hanno rilevato, in primis, la sua esistenza ontologica e, in secondo luogo, la forte influenza che esercita sulla storia individuale. Qui puoi leggere un piccolo articolo sull'argomento.
Queste due declinazioni della memoria, oltre ad esistere ad un livello cognitivo tradizionale, si trovano in tutto il corpo. Senza entrare troppo nel merito della memoria cellulare (non è questa la sede) posso sostenere, in quanto Bodyworker, che le tracce delle passate esperienze, individuali e familiari, sono registrate nei tessuti.
Ogni tensione, ogni zona di densità, in particolare della Fascia, il connettivo di rivestimento di ogni nostro singolo vaso, tendine, muscolo, organo, cellula, è una memoria impressa.
Quindi, la memoria, non è solo il ricordo tout court di qualcosa che abbiamo appreso, vissuto, delle persone, di una situazione, e che possiamo consciamente richiamare (richiamare alla memoria). La memoria giace su un terreno che si potrebbe definire implicito, sotterraneo, che manifesta la sua influenza attraverso attitudini posturali, ad esempio, quindi anche caratteriali, oppure con tendenze a sviluppare determinati disturbi; tutti dinamiche di cui non abbiamo consapevolezza.
Questo tipo di memoria, che crea disagio, è come un programma inserito nelle nostre cellule, un disco fisso, e segue istruzioni precise che noi non conosciamo, se non quando viene superata la soglia, quando il sintomo o la situazione sono diventati insostenibili e rompono gli argini per imporsi.
Come gestire la relazione con queste memorie "ingombranti"?
Il fatto che "vivano" nel nostro corpo può farci pensare che siano già in buona parte integrate, ma non è così, altrimenti non interferirebbero nella nostra quotidianità con sintomi e malesseri, talvolta strani.
Una memoria va metabolizzata, come una pietanza, altrimenti, "ritorna". E conosciamo tutti gli sgradevoli effetti di un pasto non ben digerito.
Le memorie pesano, e non solo sullo stomaco, Pesano sulla nostra storia in generale, pesano sulle nostre relazioni, sul nostro lavoro, sulla nostra capacità creativa.
Le memorie, registrate nei tessuti, custodiscono grandi potenzialità, se diventano parte integrante, quindi sana, di noi. Perchè queste risorse si trasferiscono anche ai piani alti trasformandosi in strategie, nuove visioni, intuizioni.
Una buona gestione delle memorie, è , dalla mia prospettiva, che mi occupo di corpo, e per te, se vuoi iniziare a cimentarti nella loro trasformazione, quanto segue:
- ascoltarti, e sentire come stai, dai piedi alla testa, o viceversa. Si chiama body scan, ed è una vera scansione che permette di valutare lo stato generale del tuo corpo. Qui trovi un assaggio di 5 minuti.
- tenere un diario, scritto, o registrato, perchè aiuta a mantenere il contatto con il tempo, stabilendo con lui una relazione amichevole. Solo così possono emergere ricordi accompagnati da sensazioni sentite nel corpo (felt sense), significative per la tua storia. Io mi sono aiutata con questo.
- accompagnare i ricordi con un movimento del corpo, senza l'intervento della mente. Assecondare un'istruzione dell'istinto e seguirne l'andamento permette di tessere una connessione coerente con la memoria emersa, mantenendo sempre la giusta distanza di sicurezza. In questo, il Focusing attraverso il corpo è stato un mio grande alleato
- essere sempre testimone di quello che accade. Cosa vuol dire? Che sospendi ogni tipo di giudizio e ti rimetti ad un'osservazione del fenomeno, anche se arriva dal corpo. I giudizi, specie se emergono in situazioni di ascolto di sè, sono come ami che continuano a rimanere appesi alla situazione dalla quale, in realtà, stai cercando di allontanarti.
- fidarsi del processo, perchè significa fidarti di te e delle tue percezioni, della tua storia e delle tue esperienze vissute. Non c'è un bene, non c'è un male, c'è solo una tensione degli elementi, somatici, cognitivi, mnestici, che concorrono per garantire, a modo loro, un equilibrio, e che vanno onorati.
In realtà, tutto quello che facciamo è il risultato di una Memoria più ampia e complessa.
Noi siamo memorie ambulanti e ci confrontiamo ogni giorno con gli strumenti che abbiamo acquisito e che ci sono stati trasmessi da chi ci ha preceduti.
La Memoria è una grande cassetta degli attrezzi dalla quale peschiamo quello che ci serve. L'importante, e di qui l'utilità di svolgere dei piccoli esercizi, è non prendere un martello quando in realtà avremmo bisogno di una chiave inglese!
Il corpo lo sa, cosa dobbiamo usare. Affidiamoci alla sua saggezza!
Su questo argomento ho preparato un modulo, Memoria e Narrazione, che fa parte del percorso di formazione di Bodytelling, e che puoi frequentare individualmente. Se sei interessat*, chiedimi di più!
A presto,
Cristina