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  • Immagine del redattoreCristina Ferina

Come la pioggia lungo i vetri


Ogni tanto, le nostre storie sono così.


Scivolano, proprio come l'acqua che cerca inutilmente attrito lungo i vetri.

Si trasformano in un piano inclinato orientato inconsapevolmente alla caduta, alla vana ricerca di un senso, senza trovarlo.


Mi è successo qualche giorno fa.

In una prospettiva paradossale, ho vissuto un'esperienza con una persona che nemmeno conosco, e che pretendeva di sapere molte cose di su me.

Il suo comportamento scivolava, cercando appigli inesistenti, aggrappandosi alla vacuità di giustificazioni, vuote a loro volta.


Allora mi sono chiesta perchè.


Perchè, talvolta, le nostre storie, in certi contesti, scivolano così miseramente?

Qual è il motore che spinge a farsi così male, arrivando a perdere una parte di rispettabilità e serietà, che si potrebbe impiegare, invece, per mantenere integro il proprio equilibrio, per nutrire la bellezza interiore, per espandere la propria visione, per cogliere l'opportunità di incontrare se stesso nell'altro, e in questa esperienza scoprirsi, mettersi un po' a nudo, con discrezione e semplicità, rinnovarsi, trasformarsi, in un movimento evolutivo e di espansione. Già, perchè?


Poi mi sono data la risposta. Molto semplice.


Perchè è difficile. E' difficile riconoscere, e accettare, una parte di te in qualcuno in apparenza così diverso da te, una specie di uomo caduto sulla terra (onore al Duca Bianco), un alieno caucasico senza le antenne. E' più semplice, e piuttosto comune, non apprezzare la differenza, scavare per trovare qualcosa che potrebbe non corrisponde a(lla propria) verità, inventare, minacciare.


Chi fa così?


Chi è smarrito, chi ha perso il senso di appartenenza, chi, proprio per questo, si trova a vivere in uno stato costante di inadeguatezza inconscia che proietta all'esterno attraverso la menzogna e l'aggressività, l'arroganza e la frustrazione.

Allora, è il momento di fermarsi un attimo, raccogliere tutte le risorse a disposizione e riflettere sulla possibilità che chi agisce, e reagisce, in questo modo è perchè nella sua storia non ha mai sperimentato la vera alterità, rimanendo sempre e solo nella mediocrità del proprio orticello.

Mediocre, in questo senso, e sempre senza giudizio, è sostare al di sotto della media, senza ricercare strade evolutive, di crescita, che si solcano spontaneamente grazie all'altro: unico possibile attrito efficace per quell'acqua, cioè noi, che, invece di scivolare nella banalità, qui può affondare le sue radici nella Bellezza dell'incontro, lasciando germogliare i semi di una identità, appartenenza e autenticità precedentemente perdute e nuovamente conquistate.


Cristina


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