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  • Immagine del redattoreCristina Ferina

Il potere della scelta


Le scelte che non facciamo vivono in un mondo parallelo in attesa di essere ripescate, ad un certo punto, in questo.

Non sempre ciò che scegliamo corrisponde alla richiesta autentica della nostra parte più profonda.

Spesso scegliamo quella cosa perchè siamo spinti da qualcuno a farlo, oppure perchè il tempo è scaduto e quindi in tutta fretta imbocchiamo una strada della quale poi potremmo pentirci in futuro.

Oppure, scegliamo perchè si deve fare, la società lo chiede. Un classico? Sposarsi, fare figli, mettere su casa, cercare di avere la perfezione tra le mani per poi rendersi conto che... forse non era quello che volevamo, probabilmente abbiamo affrettato i tempi, o ancora, che l'abbiamo fatto con la persona sbagliata (che spesso si manifesta quella sbagliata solo dopo molto tempo, anche se lo era già dall'inizio) O ancora, il lavoro. Abbiamo scelto di continuare l'attività di mamma o papà perchè... non si poteva fare altro; ecco che dopo un po' di tempo diventiamo insofferenti, ribelli, e spesso non ammettiamo nemmeno con con noi stessi che non avevamo il coraggio di dire di no, facendo valere la nostra volontà, mettendo in chiaro che noi avremmo voluto fare altro.

Sono solo esempi, chiaramente, però realistici.

In ogni caso, che si tratti di una cosa o l'altra, scegliere è un potere, una forza, un'arma, che dobbiamo imparare ad usare molto bene per evitare di prendere abbagli.

Non esiste una vera e propria strategia consolidata che insegni a scegliere. Io non sono mai stata molto brava a scegliere, lo ammetto. Ancora adesso faccio i miei pasticci; nelle mie scelte, molte volte, prevale più l'istinto della ragione, ed è questo che mi frega.

Ci sono però tre aspetti da considerare nel processo decisionale: il coraggio, la consapevolezza di sè, che implica una struttura interiore forte e consolidata, e l'intelligenza emotiva.

Il coraggio, lo dice la parola stessa, porta con sè la parola cor, cuore, quindi, in ogni scelta, un po' di cuore lo dobbiamo mettere, sempre. E quando mettiamo il cuore, lo sentiamo, perchè improvvisamente è come se qualcosa si aprisse e si alleggerisse contemporaneamente. Di fronte ad una scelta, dalla più semplice alla più complessa ed articolata, proviamo ad interrogare il cuore e aspettiamo la sua risposta.

La consapevolezza di sè, invece, implica la capacità di vedersi e riconoscersi, quindi di sapere chi si è, fondamentalmente. Essere dotati di autoconsapevolezza crea la struttura di fondo della nostra identità, è lo scheletro della nostra essenza, però va esercitata, tenuta sempre in allenamento. Come imparare a "vedersi"? Agendo, innanzitutto, sul momento presente, godendo del qui e ora, calandosi completamente nell'esperienza, tuffandosi a capofitto in quello che stiamo vivendo. Prima di vederci, ovvero vedere noi stessi, dobbiamo sentirci, quindi sentire noi stessi, arrivando a percepire anche le più piccoli sensazioni e variazioni, nel corpo, rispetto all'esperienza in atto.

In ultimo, l'intelligenza emotiva. Questa strana entità di cui, in questo caso lo riconosco, non tutti sono dotati, permette di aderire all'esperienza relazionale in modo equilibrato; è morbidezza, è scendere rispettosamente e con passo lento nel legame con l'altro, sia esso una persona, un'esperienza oppure una scelta, tema di questo articolo.

L'intelligenza emotiva è l'apertura al confronto. E solo grazie al confronto si può scegliere bene, trasformando quindi la scelta in una strategia potente che ci conduce al cuore della nostra storia autentica senza doverla pescare da un'altra dimensione.

Buona settimana,

Cristina

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