Ogni storia personale ha i suoi momenti più o meno belli, più o meno complessi, più o meno insipidi. A seconda della fase che si attraversa, ci si troverà a fare i conti con una o con l'altra categoria; alcune sembreranno fasi già viste, altre non ancora, di altre si avrà la sensazione di conoscere già qualcosa, mentre qualcuna sarà un nuovo mondo da scoprire, se non tutto, almeno una piccola parte.
Indipendentemente da quello che ci sembra, ciò che accade, è. E noi, accadiamo e siamo con lui.
La vita è una grande biblioteca senza libri, che vengono riposti negli scaffali man mano che ci si narra, principiando e propiziando, di racconto in racconto, una nuova rivoluzione. Narrarsi è la più grande necessità dell'uomo perchè serve a mantenere vivo il senso di appartenenza. La vita, osservata da una prospettiva narrativa, è un movimento in avanti solo illusorio perchè il bisogno dell’essere umano di ricercare una dimensione di appartenenza lo riconduce alle origini, quindi indietro. Prima del linguaggio, questa esplorazione a ritroso era fatta per immagini. L’uomo spiegava l’origine del mondo attraverso le incisioni nelle grotte; i miti di creazione sono l’esempio del bisogno dell’uomo di trovare un punto di inizio. Come scrive Marie Louise Von-Franz, allieva prediletta di Carl Gustav Jung, nella sua opera intitolata proprio I miti di creazione:
“Il mistero impenetrabile che circonda l’origine della natura ha indotto l’inconscio umano a elaborare e a proporre svariate versioni dell’evento originario”.
E aggiunge
“Come emerge con chiarezza in alcuni casi, i miti di creazione rappresentano processi inconsci e preconsci che descrivono l’origine non del nostro cosmo, ma della consapevolezza dell’uomo a riguardo”.
L’indagine sull’origine assume un aspetto legato al bisogno di strutturare una propria coscienza, che nasce, come scrive la Von-Franz, da un movimento inconscio, radicato nella biologia. Tutto ciò che sperimentiamo è da considerarsi un punto di inizio, un piccolo mito di creazione, un lembo che si stacca da una fonte.
Nell'arco della nostra giornata, quando ci separiamo dal giaciglio-grembo in cui abbiamo riposato, riproduciamo inconsciamente quel distacco che abbiamo già vissuto al momento della nascita. E' un gesto arcaico, nella memoria profonda, che ci spinge, giorno dopo giorno, alla vita.
E' un'opportunità di riscatto con spunti di valutazione e di azione continui, favorevoli a correggere le nostre coordinate di viaggio.
Come? Lasciando fiorire ogni attimo, ovvero aderire all'imbarazzo delle esperienze, abbracciare il messaggio predittivo dell'ombra, darsi ad un sentire altro, riprodurre il gioco della purezza, accomodarsi al chiosco degli indugi e trasformarli in certezze, nell'esordio di un nuovo ciclo, verso un'unica e possibile direzione della storia: la nostra.
Buona settimana
Cristina