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Immagine del redattoreCristina Ferina

Trasforma l'attesa in un'alleata vincente


Quanti di voi sono allergici all'attesa? Io. Lo ero.

Non ho mai amato le attese, nemmeno quelle che precedono i momenti belli. L'attesa, per me, è uno spazio simbolico che ho dovuto imparare a riempire mettendoci dentro... del tempo.


Le sensazioni più sgradevoli che provavo in quei momenti di sospensione erano di impotenza e inaccessibilità. Impotenza per non essere in grado di controllare e modulare il tempo (accelerandolo), e inaccessibilità perchè non mi era concesso di conoscere quello che sarebbe stato (a meno che non fossi una veggente); il tutto condito da una sensazione fisica di asfissia e instabilità, tensione e rigidità.


L'insieme di tutto mi provocava una tale rabbia che spesso mi trovavo a riempire quel vuoto facendo cose inutili, eccedendo con il consumo alimenti poco salutari, oppure sospendendo qualsiasi attività, fantasticando su quello che sarebbe o non sarebbe stato... azioni che, invece di sollevarmi, peggioravano la situazione, gettandomi ancora di più nel baratro dello sconforto. Perchè per me era così, l'attesa: il momento di massima espressione della mia disperazione.


Questa modalità, scarsamente funzionale, è andata avanti per un po', dall'adolescenza fino a quando non ho deciso di cambiare rotta, in età adulta e non troppi anni fa, iniziando ad osservarmi dall'esterno.

L'immagine di me che mi arrivava era terrificante: una specie di essere tarantolante senza forma, completamente assoggettato alla legge dell'aspettativa, del controllo e della presunzione. Succedeva questo: l'aspettativa mi generava ansia, e quindi necessità di controllo, tipico di chi ha la presunzione di poter gestire le situazioni, anche quelle sulle quali non può esercitare alcuna autorevolezza.


Così proprio non mi piacevo.

Ho quindi iniziato a fermare l'attesa, trasformandola in un intermezzo dedicato alle semplicità, alla bellezza, alla vitalità e ai colori, come:


- migliorarmi attraverso una buona lettura, o una meditazione

- fare un elenco delle cose che mi piace avere nella mia dispensa, dalle spezie alle tisane, dai tipi di pasta ai condimenti, e poi, se mancano, andarle a comprare

- ricordarmi e, se necessario, fare post-it, di tutto quello che ho fatto per arrivare a questo adesso, così com'è, pieno di tutte le cose che ci sono, e che sono arrivate con impegno e passione

- apprezzare l'incontro casuale delle persone per strada, soprattutto di quelle che non conosco, perchè il sorriso di uno sconosciuto è un arricchimento

- onorare il mio senso pratico. Come? Cambiando, dove posso, la disposizione dei mobili, ad esempio (ma ho scoperto che mi piace anche il bricolage...)

- fare Bodytelling (naturalmente solo da un paio di anni) per ricercare il mio senso dell'attesa per l'evento specifico, ma anche dell'Attesa, il concetto, più ampio


Ho scoperto, su di me, che attendere per attendere è un circolo vizioso pericolosissimo, perchè ti porta dentro certi labirinti della tua mente peggiori di quello di Cnosso, togliendoti lucidità, volontà, serenità e, forza.

Prova a farlo anche tu: osservati da fuori e vedi se sei più come la donna nel quadro di Hopper, Automat, una tarantola-ta , come me, oppure sei oltre e hai già scoperto, nell'attesa, una tua grande alleata, imparando, grazie alle tue risorse, a dis-attenderla.


Buona settimana,


Cristina



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