Tutte. Le più banali, le più consapevoli, le necessarie, le vitali, perchè, quando si sceglie, si lascia inevitabilmente qualcosa da parte, o indietro. E quel qualcosa di lasciato lì, almeno all'inizio, punge, ricordandoti che, fino ad un attimo prima c'era anche lui.
Scegliere è un dilemma nel dilemma, una lotta continua tra istinto e ragione, una battaglia tra il cuore e la razionalità -quel corso di pittura fiamminga è così interessante... però poco funzionale... meglio andare verso qualcosa di più concreto... analisi di mercato... anche se... anche se proprio non mi piace- è così che accade.
Che si tratti di una scelta mossa da passione autentica e profonda verso qualcosa che ami tantissimo ma di difficile comprensione, oppure di natura totalmente opposta, assolutamente in linea con quanto potrebbe richiedere il mondo, punge sempre.
Nel primo caso, perchè si muovono tutte le ansie del dopo scelta bizzarra: "e cosa faccio poi?" "aiuto, non dovevo" "non andrò da nessuna parte" "sono un* fallit*.
Nel secondo caso, perchè si muovono tutte le ansie del dopo scelta così lontana dalla tua natura: "accidenti! questa cosa non mi piace proprio" "l'ho fatto solo perchè forse mi garantisce un po' di prestigio e magari riesco anche a camparci" "che fatica dover investire tutte queste energie".
Il risultato è un periodo sospeso che ti rimbalza tra il passato e il futuro, facendoti perdere di vista il momento presente, allontanandoti progressivamente dalle potenzialità, o dai limiti, della tua scelta, e quindi dalla possibile presa di coscienza alla base di un eventuale atto correttivo e coraggioso, in totale opposizione con la decisione iniziale.
E' come dondolarsi su di un'altalena che non si ferma mai, con il rischio di soffrire di chinetosi, non solo simbolica, con nausea e vertigini (classici riflessi sul soma di una scelta, in realtà, non fatta).
Un mal di mare, o di aria, arricchito dal senso di colpa, per aver soddisfatto una propria richiesta profonda e per non aver soddisfatto quella degli altri , e da frustrazione (non ho soddisfatto la mia necessità però ho soddisfatto quella di altri).
Il rischio, di tutto questo groviglio, è trasformare la tua vita nel labirinto di Cnosso. Help!
Stop, ferma tutto.
Ciò che è fatto, ormai, è fatto; d'ora in avanti, prima di scegliere, prepara bene il tuo terreno, così eviterai spine nel fianco o chiodi in testa.
Io, ad esempio, ho sperimentato quanto segue.
- Piedi per terra.
Nel vero senso della parola. In casa, cammina a piedi nudi, senti la pianta del piede che aderisce completamente al pavimento. Raccogli la sensazione che trasmette e fanne tesoro. A cosa ti rimanda? Ti da fastidio oppure no? C'è qualche ricordo particolare? Scrivi, scrivi tutto. E poi brucia.
- Recupera le tue risorse.
Cosa ti fa stare veramente bene nella quotidianità? Qual è il momento della giornata che preferisci? In che modo occupi anche solo quella mezz'ora libera? Tieni sempre tutto a portata di pensiero.
- Fai un elenco delle cose che, grazie o nonostante quella scelta, hanno o non hanno funzionato.
Quali prevalgono? In questo modo stabilisci anche una sorta di direzione per i prossimi movimenti.
- Chiedi alle persone che ti conoscono bene, quali sono, secondo loro, i tuoi punti di forza e debolezza.
Per i primi, scegli un colore, per i secondi, una parola. Cerca di indossare almeno un capo al giorno del colore dei punti di forza. Dedica ai punti di debolezza una piccola narrazione con le parole emerse, leggila fino a quando non si "dileguano" in una nebbia simbolica.
- Riporta le tue azioni al momento presente.
Anche quelle che non ti piacciono e che fai pensando ad altro. In questo modo, incrementi la tua Visione.
Così facendo, anche le scelte pregresse, in linea o meno con il tuo sentire profondo, si troveranno, come per magia, sullo stesso livello, trasformandosi nel terreno di fondo, senza buche, sul quale operare, nel futuro, scelte "con la punta di gomma arrotondata" (e, in un certo senso, ammorbidire anche l'estremità aguzza di quelle passate).
Sereni giorni,
Cristina