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Immagine del redattoreCristina Ferina

Nella tua storia cerca la “zona di esclusione”


Nei due giorni passati, sabato e domenica, ho partecipato al Convegno annuale dell'ACSI (Associazione CranioSacrale Italia ) sul tema dell'acqua.

Tra i relatori, c'era anche Gerald Pollack, biologo americano, professore universitario in pensione (University of Washington, Seattle), che ne ha approfondito e arricchito lo studio, scoprendone un quarto stato , oltre ai tre noti (liquido, ghiaccio, vapore), che ha chiamato EZ, ovvero Exclusion Zone - Zona di Esclusione. Tema piuttosto complesso, che lui è stato in grado di trasmettere con la stessa semplicità con cui si legge una fiaba ad un bambino, e che io ho subito tradotto in ipotesi narrativa.


In sostanza, cosa accade: nell'acqua, in condizioni specifiche, stimolata anche dall'energia fotonica, si crea uno spazio con qualità biochimica specifica. Questo spazio, che Pollack chiama zona di esclusione, è cosciente ed informato, nel senso che contiene informazioni (molti sono stati i riferimenti agli studi di Masaru Emoto sulla memoria dell'acqua e ai campi morfici di Rupert Sheldrake) con una potenzialità di riorganizzazione per il nostro sistema molto alta.


Più si incrementa questa zona di esclusione, più si è “informati” e consapevoli. La zona di esclusione dell’acqua contiene memorie, le stesse che ci danno forma come individui con una storia precisa, trasmessa da quando eravamo organismi unicellulari, attraverso la genetica e le influenze ambientali.

Memorie di sopravvivenza, di lotta, di successi, di evoluzione. Non a costo zero.


Una dimensione che può essere “normalizzata”, con conseguente autoregolazione per noi, attraverso l’assunzione di super cibi specifici, veri e propri bagni di luce e di sole, le saune, il contatto fisico diretto con la Natura (camminare a piedi nudi).


Mentre spiegava questa meravigliosa scoperta, ho immediatamente fatto il collegamento con il Soulmaking (Fare Anima) che propone Hillman, la cui dimora è la radura, il regno delle immagini e dell’inconscio condiviso, dove vivono e “ci informano” i simboli e gli archetipi, a loro volta influenzati da chi è stato prima di noi.


Qui, entra in azione l’ipotesi narrativa che ho citato sopra, che funziona un po’ come i super cibi e tutte le altre azioni che aumentano l’efficienza della zona di esclusione.


La narrazione, agevolata da un approccio come la Biodinamica oppure la Psicogenealogia, ma anche il Bodytelling e le Costellazioni Familiari, va a riequilibrare lo spazio delle memorie, attivando una reazione che, contemporaneamente, agisce anche sulla zona di esclusione. Allo stesso modo, trattare con cura la zona di esclusione favorendo il suo potenziamento, prepara il terreno per coltivare la nostra biografia autentica.


Ecco che la citazione di Campbell, “La mitologia è una funzione della biologia” si afferma sempre di più come prova scientifica, allontanandosi dal mondo delle ipotesi, dando vita ad una Poetica della Biologia.


Buona settimana,


Cristina

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