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Immagine del redattoreCristina Ferina

Prima e Dopo: alla Ricerca di un Ordine Perduto


Nel seminario di questo fine settimana, ultimo del primo ciclo di formazione in Biodinamica ad orientamento Immaginale, abbiamo affrontato il tema della narrazione personale, operando una netta distinzione tra un prima e un dopo.


Prima e dopo... ma di cosa?

Prima, quando si è nella frammentazione, quella sensazione di essere in un milione di piccoli pezzi (perchè siamo reduci di uno o più eventi che hanno scosso la nostra esistenza, o stiamo attraversando una fase critica).

Dopo, quando quei milioni di pezzi si sono ricomposti, grazie a ciò che è accaduto Durante il processo di riparazione. Come il vaso rotto, i cui pezzi vengono incollati tra di loro. e danno vita ad una nuova configurazione.


L'esercizio che ho proposto, all'aperto, è servito per entrare in connessione profonda con il proprio sentire, accompagnato da una, o più, emozioni, da ricordi, pensieri, gesti. Ho invitato le allieve a lasciare che il loro corpo assecondasse ciò che emergeva dal mondo viscerale, per creare una dimensione permeata da una nuova consapevolezza.

Come quando ci si risveglia all'alba di un nuovo giorno, e si ha voglia di stirarsi per accogliere meglio l'onda di energia.

Dopodichè, ho chiesto loro di avvicinarsi ad una compagna per continuare sviluppare il processo di deframmentazione in un contesto di relazione, includendo anche il dialogo. Il tutto sempre sostenuto dal corpo.

E' stata subito evidente un'apertura. Il fatto di aver attivato un'autoregolazione precedentemente, in singolo, ha facilitato l'accesso alla relazione.


Questa esperienza pratica mi ha subito parlato chiaro: tutti abbiamo bisogno di trovare uno spazio di riorganizzazione, prima di proporci "al mondo" (nel lavoro, in famiglia, in qualsiasi altro contesto...).

Il movimento che si è creato è stato: prima mi metto a posto io, poi vengo da te e, visto che sei a posto anche tu, possiamo creare una relazione autentica, dinamica e di scambio. In altri termini: funzionale e costruttiva, una relazione che ci porti lontano e, nel portarci lontano, ci offra l'opportunità di fare nuove scoperte, su di noi, sulle nostre risorse, sulle nostre necessità.


La chiave che ha permesso di aprire questa porta per andare verso l'altro, con un atteggiamento aperto e consapevole, è stata l'empatia, che si è costruita nel primo step del lavoro, quello in singolo. Prendere coscienza ed elaborare il proprio sentire è un grande esercizio per svilupparla.


Nella fase del feedback, sono emersi anche diversi simboli, che io ho associato, se torniamo all'esempio del vaso rotto e poi riaggiustato, alla colla che ha unito di nuovo i cocci. Sarà sempre il vaso di prima, ma allo stesso tempo non lo sarà più. Proprio come noi che, dopo un'esperienza dal sapore traumatico, che ci ha separati, con i dovuti interventi, torniamo ad essere le persone di prima (nel senso che siamo sempre noi), ma siamo anche diversi.


Nello scoprirci diversi, mettiamo in atto nuove soluzioni. Il lavoro profondo con la coscienza corporea, agendo sul nucleo del sistema nervo centrale, agevola la nascita di nuove connessioni neuronali, incrementando l'abilità strategica, quindi la visione ampia sulle situazioni, sostenendoci nella scelte, facendo ordine, portando coerenza: il compito principale del "corpo consapevole".


A presto,


Cristina

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