Come ti senti oggi?
Una domanda tradizionale, che siamo abituati sentirci fare da sempre, e alla quale rispondiamo quasi automaticamente -bene- senza nemmeno starci a pensare troppo su. La domanda successiva, alla risposta -bene-, che dovremmo porre a noi stessi è -ma è proprio così?- Cioè, stiamo bene davvero? E poi, cosa vuol dire stare bene?
Da un po' di tempo a questa parte rifletto sul significato di stare bene che, di per sè, vuol dire tutto e niente allo stesso tempo. Sarà che bene, sia aggettivo sia sostantivo, è un vocabolo logorato, e, forse, non abbiamo tanta voglia di andare ad impelagarci nella ricerca di un altro termine, che magari sarebbe anche più appropriato.
Bene è un po' il grande calderone. Ma cosa ci sta dentro?
La serenità, la gioia, la sensazione di leggerezza, il sorriso... e poi, tutto, in noi, si sente così? Oppure solo una piccola parte? Perchè magari abbiamo mal di testa, ma le nostre gambe ci inviano segnali di radicamento e forza, e siamo di buonumore.
Non siamo allenati ascoltarci tutti, dall'alto in basso, e ritorno, e da dentro a fuori, e viceversa.
Mi piace pensare a me (ma anche a tutti noi) come ad un sistema complesso, dove ogni parte, che ha una sua coscienza e che "sta" diversamente dalle altre, concorre nel garantire un equilibrio, il cui responsabile è il principio di autoregolazione, che ha la grande capacità di trovare un accordo tra le parti.
Noi, potenzialmente, funzioniamo così, solo che non ne siamo consapevoli.
Come lo si allena questo principio, in modo che si applichi quadi automaticamente al nostro sentire globale?
Ti posso portare la mia esperienza, che ha a che fare con la meditazione mindfulness.
Faccio una scansione veloce del mio corpo, che mi dice subito come mi sento, complessivamente, e quindi se la lancetta pende verso il polo positivo o il polo negativo. Dopodichè, inizio ad esplorare le macro aree: gambe, torace, braccia e testa. E anche qui faccio una sorta di inventario.
Quindi, creo una sorta di relazione tra tutte le parti del corpo che mi hanno espresso "il loro stato d'animo". Ascolto ed accolgo il loro sentire.
Nel fare questo, nel mettere in relazione i "sentiti", qualcosa, in autonomia, prende una forma coerente. In pratica, si autoregola, con il solo ascolto e l'attenzione.
Proprio come un termostato, o la manopola di una radio. Fino a quando non abbiamo impostato la temperatura, oppure non ci siamo sintonizzati sulla stazione che ci interessa, non possiamo dire di stare complessivamente... bene!
Ecco che lo stare bene, di cui a questo punto si conosce consapevolmente l'origine, diventa la sintesi di tutte quelle variabili e sfumature che ho citato sopra, che, nonostante le differenze, convivono tra loro, e ci garantiscono il nostro equilibrio.
Applicare il principio di autoregolazione è anche molto utile per costruire relazioni sane, prima di tutto con noi stessi, e poi con gli altri.
L'autoregolazione è un abito da indossare ogni giorno, non si sporca, non annoia e, soprattutto, è l'immagine autentica di noi stessi.
A presto,
Cristina