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Immagine del redattoreCristina Ferina

Il Simbolo e la Trasformazione


Che sono una Bodyworker penso che tu lo sappia già, ma che la mia prima specializzazione, il mio primo amore, che è anche la spinta che mi ha portata ad approfondire le dinamiche simboliche del corpo, è la Biodinamica Craniosacrale, forse no.


Questa forte risonanza con la disciplina Craniosacrale è nata nel 2006, dopo aver ricevuto diverse sessioni per un disturbo che mi affliggeva da troppo tempo legato al labirinto dell'orecchio, e che mi provocava, oltre alle vertigini, anche un profondo senso di disagio, soprattutto quando ero in mezzo agli altri, quando guidavo e quando camminavo. In sostanza, perdevo l'equilibrio (e poi ho anche capito il perchè...).

Dopo un anno di sedute, ho deciso di iscrivermi alla formazione professionale; nel frattempo stavo finendo la scuola di Naturopatia, e avevo scelto come specializzazione proprio le Tecniche Corporee.

Questo ulteriore percorso mi avrebbe dato strumenti nuovi da utilizzare, da integrare con quello che già stavo facendo, anche se ero agli inizi.


Quasi del tutto ignara, anzi, totalmente ignara (lo posso dire ora, con il senno di poi) di quello che avrei incontrato, ho iniziato il mio viaggio biodinamico.

Risultato dopo i primi seminari: disastroso.


Nonostante seguissi lezioni ben organizzate di anatomia, di fisiologia, di teoria del metodo, non riuscivo ad entrare in sintonia con un aspetto del lavoro che aveva a che fare con una dimensione fluidica, di marea, impalpabile ma... palpabile, percettiva, anche perchè, fino a quel momento, io ero ancora pervasa da un certo cartesianesmo radicale, che tradotto voleva dire: razionale, anche troppo.


Malgrado tutte le mie innumerevoli difficoltà, ho completato, nel giro di tre anni, il percorso. Percorso che, per un po' di tempo, quantificato in 8-10 mesi, ho lasciato decantare. Nonostante non fossi ancora una professionista, e quindi lontana dal rischio di burnout, era come se lo avessi sperimentato durante la formazione.


Nel frattempo, nei mesi successivi al diploma, ho vissuto, attraversando piccole e grandi burrasche, caratterizzate da una costante: tutte mi riportavano, in un modo o nell'altro, alla Biodinamica Craniosacrale... che fosse perchè leggevo un libro, incontravo una persona o ricevevo una newsletter. Ogni volta, mossa da rinnovato entusiasmo, mi rimettevo a praticare e studiare, per poi dover sospendere.


In pratica, ad un certo punto del cammino, mi trovavo a ricominciare. Che fatica!

Inoltre, non che avessi fatto completamente pace con le mie titubanze in merito alla disciplina. Quindi, doppia fatica! Biodinamica andata e ritorno.


Ma, un giorno, e dopo qualche tempo, durante una seduta, è accaduto qualcosa di diverso, difficile da spiegare: un'esperienza vissuta attraverso la mia coscienza corporea che ha fatto fare clic al mio modo di lavorare. Lì ho varcato la soglia dello scetticismo, entrando nella consapevolezza della potenzialità del lavoro.


Faccio un piccolo cappello introduttivo, per i non addetti ai lavori.

Il trattamento di Biodinamica Craniosacrale si distingue da molti altri per la sua gentilezza; l'operatore ascolta i più piccoli movimenti dei tessuti, dei fluidi, delle ossa per consentire, ad un processo veicolato da un Principio Intelligente, di esprimersi per agevolare il corpo nel ritrovare la sua armonia, in sintonia con la mente e con le emozioni.

Per accedere a questa dimensione, è fondamentale creare le condizioni adatte: Presenza, Silenzio, Centratura, Postura, Spazio... per citarne alcune.


Quel giorno, era come sempre. O almeno credevo; la sessione si sarebbe svolta secondo i "miei standard".


Avevo preparato "il campo" (un concetto oggetto di un seminario di formazione di quattro giorni che ho appena tenuto) per accogliere il mio cliente; mi ero centrata, sintonizzandomi, oltre che con lui, anche con lo spazio intorno.

I movimenti nel suo corpo, inizialmente "disorientati", dopo un tempo valutabile nell'ordine dei 30 minuti, hanno risposto ad una richiesta che arrivava da lontano nel suo sistema; qualcosa che, per poter esprimere la sua autenticità, doveva necessariamente incontrare me, che diventavo così testimone attivo e cosciente del fenomeno.


Quello che stava avvenendo tra le mie mani, che, nel frattempo, erano diventate pura consapevolezza, mi parlava di una trasformazione, di un'operazione alchemica, di un rimescolare completamente le carte sul tavolo, di un processo, di un movimento di "Anima", che non si risolveva solo sul piano biologico, ma, soprattutto, su quello simbolico, archetipico, mitico.


Avevo incarnato spontaneamente, attraverso l'esperienza, quello che già da tempo sapevo: la capacità, implicita nell'etimologia della parola simbolo (dal greco symballein) di "mettere insieme", che opera, anche nella pratica, una trasmutazione forte che, dispiegandosi in un processo irreversibile, porta ad un cambiamento di stato.

I tessuti iniziano a respirare, le ossa recuperano sia la loro motilità sia la loro mobilità, i fluidi, in particolare il liquido cefalorachidiano riprendono a circolare, generando una sinfonia di movimenti coerenti che fanno dire: sì, è questo.

Come il vil metallo che, attraversate le tre fasi alchemiche (nigredo, albedo e rubedo), diventa oro.


Grazie ad un atto pratico, la sessione, ho "incarnato", a livello simbolico, il processo alchemico, che, oltre a raffinare e a riportare ordine nel sistema del cliente, ha permesso anche a me di rinegoziare la distanza con il lavoro, che da quel momento in avanti, si è mostrato ai mie occhi per come è. L'esperienza simbolica è un'esperienza vitale; è riuscire a vivere con la verità.


Il simbolo è come un'onda che trasmette tutto il flusso. Si può presentare come un'immagine, un suono, una pratica; ma più di tutto, il simbolo è il vero elemento di conversione perchè permette di varcare una soglia, di giungere a qualcosa di nuovo e di non tornare più indietro.


Ah, naturalmente le mie vertigini sono passate!


E tu, hai vissuto esperienze di contatto con il simbolo, nel lavoro, nella quotidianità, nelle relazioni, che ti hanno fare fare quel balzo in avanti, quel salto di qualità? Spesso è qualcosa che non riesci a spiegare, ma che sai essere accaduto, perchè da quel momento lì quella situazione non è stata più come prima.


Se ti va, commenta qui sotto! Oppure scrivimi :)


A presto,


Cristina


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