C’è chi sostiene che non si debba mai sprecarlo, ché il tempo è prezioso, ché il tempo è denaro, ché chi ha tempo non aspetti tempo, ché il tempo... cos’è? Dimensione estremamente aleatoria, abitata dalle nostre storie, paure, emozioni, orientata verso un’unica direzione, quella lineare, che ci fa vivere il paradosso della circolarità. Eventi già vissuti, sentiti, consumati, senza più ormai nessun colpo di scena si susseguono con impertinenza, lasciando la scena agli aspetti più pungenti non ancora elaborati. Siamo attori, spettatori, giudici, avvocati di questioni lasciate in sospeso e poi riprese, di inganni, tradimenti, vincoli, condizionamenti, risonanze biografiche, successi ed insuccessi. Ricopriamo sempre un ruolo, nostro malgrado, per soddisfare richieste che giungono da un altrove che si replica nel nostro quotidiano.
E il tempo, come rumore di sottofondo, che si consuma, mettendo alla prova anche chi si muove al suo ritmo, un ritmo a volte schizofrenico e spinoso, a volte armonico e morbido.
Una ciclicità necessaria esclusivamente umana che circoscrive un punto di partenza inevitabile: quello della fallibilità.
L’essere umano è fallibile; in ogni momento e per ogni cosa, riflette uno schema ineluttabile, fedele alla sua natura ancestrale. Non si può fuggire dal fallimento, non sempre negativo, anzi spesso unica risorsa.
Riconoscere ciò che accade come emanazione di un sentire da educare ad un’espressione più calma e gentile, più sfumata e coerente, più autorevole e poetica.
La pervasività dell’errore è trasversale.
Sbagliamo in una cosa, ci sentiamo erronei e fallimentari in tutto il resto.
Erriamo, vagando, quindi perdendo un po’ di quel tempo, una perdita utile se ne consideriamo la finalità: pedagogica, inclusiva, costruttiva, orientata alla comprensione del nostro orizzonte di senso, alla necessità di una chiarezza espositiva che funge da schermo sul quale proiettiamo l’autenticità della nostra storia, costruiamo il nostro viatico personale, trasformiamo la materia grezza nel nostro lapis filosofale.
Allora, perdiamo e perdiamoci nel tempo.
Buona settimana,
Cristina