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Immagine del redattoreCristina Ferina

Tra il dire e il fare c’è di mezzo... una fiaba


Ti capita mai di avere un pensiero che ti gira per la testa e che non si trasforma in azione?


Cosa fai in questo caso?


Fai sì che diventi un chiodo fisso, lasciandoti rodere letteralmente il cervello, costruendo castelli su "come sarebbe se", oppure rinunci a concretizzare qualcosa che, magari, potrebbe dare una svolta?

La prima opzione, farsi rodere il cervello, non è funzionale. Un cervello ossidato non è utile a nessuno. Lasciare perdere, e quindi non provarci nemmeno, anche.


Tra le due, scegliamone una terza. Un po' bizzarra, ma nemmeno così tanto.

La soluzione per trasformare il pensiero in azione arriva, in parte, dal nostro passato, quando eravamo "piccoli" e ha che fare con le fiabe.

Credo che ognuno di noi ne porti una, o più di una, nel cuore. Ci sono delle fiabe, oppure dei racconti popolari, o ancora delle novelle, che si sono impresse nel profondo delle nostre cellule.

In genere, i temi che ci sono rimasti dentro parlano direttamente della nostra storia personale, gli elementi narrativi risuonano con le nostre esperienze di vita, e contengono strategie risolutive che vanno decodificate.


La fiaba ha una struttura di base alla quale sono fedeli tutte le fiabe. Si parte da una situazione di pericolo, si attraversa una parte centrale, dove avviene la trasformazione, per giungere all'epilogo del e vissero tutti felici e contenti. In ogni fiaba, c'è un compimento. Ne avevo già parlato in questo post dedicato all'effetto Zeigarnik. "Quando qualcosa non si è concluso, leggi una fiaba", era stato il mio suggerimento.


In questo post, invece, ti invito a prendere la fiaba come strumento per agire, per passare dal pensiero all'azione; dare corpo a qualcosa che ti frulla nella testa da tanto tempo, come un progetto che può sembrarti "stupido", l'intenzione di volerti iscrivere ad un corso, il passo da fare per incontrare qualcuno oppure per chiedere a qualcuno qualcosa di importante.


Prendi i motivi fiabeschi che ti ricordi, associa ad ognuno una parte del tuo corpo (ad esempio, Cappuccetto Rosso e il lupo che passeggiano del bosco diventano la tua testa, la mela di Biancaneve, il cuore, la casetta di marzapane di Hänsel e Grethel, invece, lo stomaco...).

Dopodichè, metti insieme i motivi e, implicitamente, anche le parti del corpo, e costruisci una nuova fiaba. Crea un inizio, la fase di pericolo, procedi unendo gli ingredienti utili alla trasformazione, la parte centrale, il grande calderone, e giungi, quasi spontaneamente, al lieto fine.


Scrivere, e incarnare, una fiaba, ti offre l'opportunità di inserire, oggi, tutti gli elementi fantastici e immaginifici che vuoi e che hanno la forza del cambiamento.

Il cambiamento implica sempre un movimento, reale o figurato.


Usando la fiaba come integratore, traducendo i temi più significativi in parti del corpo, l'azione sarà già compiuta. I simboli, come ho spesso ripetuto, sono dei veri e propri attivatori del tuo inconscio e fanno il lavoro sporco senza scomodare la tua parte razionale.


Sarà come svegliarsi direttamente nel fare consapevole, dove trovi tutte le strategie di soluzione, pronte all'uso, alle questioni che abitano nel dire (o pensare).


Buona settimana,


Cristina

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