Non è un semplice amarsi un po' di più, non è un semplice ogni tanto fare ciò che piace, non è una semplice parentesi tra le nevrosi quotidiane.
Prendersi cura di sè è un vero e proprio processo, l'unico, secondo la mia esperienza, in grado di condurre ad una trasformazione autentica.
Prendersi cura di sè è rivolgere la propria attenzione, girarsi verso, accorgersi del nostro sentiero interiore, per costellarlo di belle sorprese, di fiori simbolici da cogliere e porgere, altrettanto simbolicamente, alla nostra "evoluzione creativa".
Prendersi cura è il terreno, da curare, che allo stesso tempo cura. Contorto?
No, se non ci si ferma al ragionamento logico.
Perchè prendersi cura di sè è fare esperienza, lasciando da parte le sovrastrutture razionali e cognitive. Ma quindi, se è un agire senza filo logico, dove si finisce?
Qui siamo "programmati" per andare da A a B, mica possiamo saltare da A a C, e arrivare a B solo dopo. Si è poi certi di non combinare nessun guaio, e di sapere se si sta andando nella giusta direzione?
Qualche guaio lo si può combinare se non ci si prende cura del terreno e, se si cura il terreno del prendersi cura, si sa, ma senza sapere, anche dove andare. Che pasticcio, aiuto! Da non capirci più niente.
In buona sostanza, cosa si dovrebbe fare? Prendersi cura di sè è la somma di piccole azioni, atteggiamenti, modi di porsi. Qualcuno lo elenco qui.
Intanto, prendersi cura di sè è AFFRANCARSI.
Dalle cose, dai bisogni, dalle relazioni, dalle situazioni. Non solo quelle palesemente tossiche, ma anche quelle che hanno assunto una loro forma di saturazione, una pre-contaminazione, che ha fatto il suo corso, raggiunto il compimento. Ci ha lasciato qualcosa, nel bene o nel male? Ok, è sempre un'esperienza, quindi va onorata per ciò che ci ha concesso di comprendere. Però, ora, è finita. Ognuno per la propria strada.
Prendersi cura di sè è anche CUSTODIRE LO SPAZIO CHE SI VIVE. Che sia domestico, lavorativo, ludico o solo transitorio, come la stazione, l'aeroporto, il bar, lo spazio, così inteso, è la dimensione della condivisione ed è lui che si offre, generosamente, a noi, che ne siamo solo i custodi temporanei. Custodirlo diventa attenzione a noi stessi ma anche agli altri, una perla da conservare accuratamente.
RICONOSCERE IL PROPRIO CONFINE E NEGOZIARLO COSTANTEMENTE è un'altra faccia del prendersi cura di sè. Sappiamo che in una certa situazione possiamo investire solo fino ad un certo punto. Oggi. Magari domani sarà diverso. La negoziazione ha così una funzione pedagogica, diventa apprendimento costante, formazione continua (per essere moderni). Noi rispettiamo sempre il nostro limes, che diventa il nuovo punto di partenza per le esplorazioni che verranno.
Prendersi cura di sè come ESERCIZIO DEL CORPO CREATIVO. Qui c'è il post in cui ne parlo. E' soprattutto con il corpo creativo che possiamo sperimentare i tre punti precedenti, perchè la nostra "evoluzione creativa" diventi una "rivoluzione creativa", quotidiana.
Buona rivoluzione creativa, a presto!
Cristina