L'immagine del messaggio nella bottiglia ha sempre esercitato un grande fascino su di me; chissà, quella bottiglia, quanta strada ha percorso, chissà chi è il destinatario, chissà da dove arriva, chissà cosa c'è scritto in quel bigliettino.
Fino a che non si conoscono realmente i fatti, la dimensione che avvolge questo "mito" resta sempre misteriosa. Come tutto ciò che non può essere pienamente svelato, al pari di un Arcano dei Tarocchi, o di una Sibilla, così il messaggio nella bottiglia muove la nostra curiosità, che vola alta insieme alla fantasia. Si fanno congetture, si costruiscono ipotesi e si esprimono considerazioni difficilmente rispondenti alla realtà.
Il messaggio nella bottiglia è un simbolo mercuriale (Mercurio, o Ermes, era il messaggero degli Dei, aveva i piedini alati, era veloce ed immediato), riflesso della necessità, forte nell'essere umano, di comunicare, di fare rete, di mantenere contatti e relazioni.
E' anche il simbolo dell'affidarsi a qualche forza più grande che conosce sempre la meta. Perchè, si sa, prima o poi, la bottiglia con il suo messaggino all'interno, ben arrotolato e magari datato, dopo aver solcato le onde dei mari più tempestosi, da qualche parte arriva. O prima o dopo, anche se non al destinatario, consegna il suo messaggio.
Nel nostro corpo succede più o meno la stessa cosa. Mi spiego meglio: il corpo, come la bottiglia, è un recipiente, bello capiente, che contiene, oltre ai nostri organi, anche quello che ci vogliono dire; informazioni che, il più delle volte, non ascoltiamo. Per pigrizia, distrazione o semplice volontà di evitamento. E non parlo solo del sintomo tout court, che conosciamo tutti, ma del felt sense, o sensazione sentita, con cui il corpo dice, e tanto.
Il felt sense è, a sua volta, un contenitore che custodisce, oltre al sintomo, anche emozioni, percezioni sottili, reazioni minime del sistema nervoso, che si attivano quando si entra in relazione, reale o simbolica con una certa situazione, di lavoro o personale, un tema di vita, un concetto, un ideale.
Può succedere che il nostro corpo, ad una situazione specifica, reagisca contraendosi, facendoci provare rabbia, delusione, senso di illusione, mal di pancia, mal di testa, nausea, oppure gioia, leggerezza, risolutezza, perchè il felt sense invia anche segnali piacevoli.
Il felt sense c'è sempre; lo proviamo ogni giorno, in contesti diversi. Dalla situazione lavorativa dalla quale vorremmo tanto fuggire (ma non possiamo), al locale nel quale entriamo per prenderci un aperitivo, dove incontriamo un conoscente di vecchia data con cui abbiamo ancora un discorso aperto, fino alla festa a sorpresa che ci hanno preparato per il nostro compleanno. Tutto è felt sense, il felt sense è in ogni evento che scandisce la nostra vita.
Il felt sense, più o meno, suona così:
Una strana sensazione... vaga, una nebulosa, come il messaggio in bottiglia, che non è immediatamente traducibile, ma richiede un tempo endemico di "studio", per contestualizzarlo.
Ci vogliono pazienza, presenza, accoglienza per stare con un felt sense; così ci racconta la sua storia, così possiamo fare tesoro delle cose importanti che ci vuole trasmettere. E' un processo fisiologico, che evolve e si apre come uno scrigno se noi, amorevolmente, prepariamo il campo per lui.
E come si "scopre" un felt sense? Posto che, come ho scritto prima, basterebbe solo un po' più di attenzione al momento presente e a tutto quello che (ci) succede, esistono delle tecniche corporee specifiche che consentono di contattarlo e "processarlo": il Focusing (che lavora proprio sul felt sense) e la Biodinamica Craniosacrale (per la sua azione profonda sul corpo), per citare due delle mie specializzazioni.
Ma può essere rivelato anche attraverso la meditazione, con altre tecniche somatiche come la Bioenergetica, grazie ad alcune psicoterapie che portano l'attenzione al corpo, ad esempio la Gestalt...
Il punto è comprendere che il felt sense, che ci ha messo tanto tempo per "perfezionarsi", racchiude un messaggio che parte da lontano nella nostra biografia, che può risalire all'infanzia, può essere legato alle prime esperienze di vita relazionale (perchè è sempre nelle relazioni che avvengono, nel bene e nel male, le cose), ad un trauma (sia fisico, sia emotivo...), ad un evento inaspettato che si è impresso, come un'istantanea, proprio in quel momento e ad un determinalo livello della nostra storia personale... noi, nel momento presente, adulti e coscienti, lo incontriamo, lo conosciamo meglio e lasciamo che ci parli di lui.
Ogni felt sense è quel messaggio nella bottiglia che, osservato, letto e ascoltato, attraverso il sentire del corpo, e non della mente, arriva a destinazione e ci aiuta a trovare soluzioni creative, migliorando il nostro stato generale di benessere, agevolando l'integrazione psiche-soma, portando ordine nei nostri rapporti, chiarezza e forza.
Nel felt sense sono stoccate le nostre risorse, inutilizzate fino a che non apriamo simbolicamente lo sportello, togliamo un po' di polvere, le risciacquiamo, se è il caso le lucidiamo, e poi, all'occorrenza, le utilizziamo.
Anzi, una volta liberate ed integrate, saranno poi le risorse stesse a venire incontro a noi quando ne abbiamo bisogno, e senza accorgercene.
E tu, hai mai riconosciuto un felt sense? Ti senti spesso come una bottiglia portatrice di messaggi che non riesci a decifrare?
Se ti fa piacere, scrivimelo qui!
A presto,
Cristina